"Not all who wander are lost" (J.R.R.Tolkien, The Lord of the Rings)

"I fancy it was on a run with him in the sleet that I first discovered how bad weather is to be treated - as a rough joke, a romp. (C.S. Lewis, Surprised by Joy)

lunedì 10 gennaio 2011

Perche' ci diciamo sempre le stesse cose

Questo fine settimana l'ho trascorso insieme a 350 amici ad Ascot. Non si sciava, non c'erano nemmeno i cavalli. C'era uno che parlava, uno che tra l'altro dice sempre le stesse cose. Venerdi' sera lo ascoltavo, con un senso di anticipazione e con una domanda nella testa, che non cercavo di spegnere, anzi. Perche' sono qui, di nuovo, ad ascoltare sempre le stesse cose? Come sempre, quell'uomo mi ha risposto:
"Questo non e' un incontro formale, vuole essere un abbraccio. (...) Come potremmo abbracciare la nostra vita se Cristo non fosse presente qui e ora? Teniamo i nostri occhi fissi su Gesu', che prende la nostra vita e la porta a perfezione. Possiamo guardare tutte le circostanze, anche le piu' difficili se siamo accompagnati da Gesu'. Come ci ha ricordato il Papa quando e' morta Manuela (...) "possiamo essere Memores Domini perche' Lui e' Memor nostri!". (...) Il nostro problema e' la mancanza di memoria, in questi giorni proviamo a vivere in questa memoria, ad immergerci nella Sua Presenza in modo da sentire il sollievo nella nostra vita, in modo da respirare, in modo da sperimentare la novita'."

La mia mancanza di memoria e' cronica, e spesso genera incredulita' in chi non mi conosce bene o mi conosce da poco. La mia famiglia o non ci fa piu' caso o mi insulta, mio marito ancora si sorprende e mi insulta. Come potrete immaginare trovo grosse difficolta' a farmi credere quando capita che mi ricordi qualcosa distintamente.

La mancanza di memoria provoca mancanza di prospettiva. Non posso fare confronti, tra questo istante e gli X anni che ho gia' vissuto. L'istante e' sovrano. Se provo un sentimento nei confronti della vita o di una persona in un certo momento, questo domina tutto.

Questo sentimento non e' falso, esiste, e' stato magari generato giustamente da qualcosa che e' accaduto (a volte e' stato solamente generato nella mia mente ipertrofica). Ma anche quando ha ragione di essere, non e' la TUTTA la verita'. Per cui un torto fattomi da mio marito non nega la storia di affezione che c'e' tra di noi.

Non e' un problema di coerenza (mia o sua), e' un problema di memoria.

PS A proposito di (mancanza di) coerenza e di (un tardivo lampo di) memoria, oggi non ho reso giustizia al giorno che mi e' stato donato. Sono le 5 e ho ancora poco tempo per riprendere, la maggior parte del giorno e' stato buttato. Lui era li' che mi aspettava, e io ho preferito tergiversare, come si fa aspettare un pretendente indesiderato sperando che si stufi. Per mia fortuna, questo Pretendente sta probabilmente ridendo di queste mie parole, guarda l'orologio e mi da' una spintarella affinche' mi incammini. Mi sta dicendo "Dai, pero'."

mercoledì 10 novembre 2010

Avevo un blog

Avevo un blog, e lo usavo per tenere delle conversazioni semi-private con degli amici su cosa mi capita e per registrare e condividere quelle riflessioni sagge che a volte anche noi stolti facciamo e che poi, la stoltaggine e' quella, dimentichiamo. Non so se sia per colpa di facebook, che fa si che tenda a mettere le mie riflessioni (meno private) piu' in pubblico. Non so se sia perche' certi periodi della vita non mi va o non riesco a metterli in parole. Comunque stasera leggendo un certo testo mi e' venuta voglia di ricominciare a registrare.

In particolare leggendo questo:

[Nella Chiesa, nel Movimento]
non c’è nessuno che neghi Dio (perché altrimenti non potrebbe starci!), ma c’è gente intontita, come pervasa dal sonno, o superficiale, che non ha l’animo scosso dal pensiero del senso della vita e dal riconoscimento che tutte le cose che ti accadono sono un invito al rapporto col Mistero» Chi può sentire queste cose come non rivolte a se stesso? In qualche modo noi partecipiamo di questo sonno e non sentiamo l’animo scosso dal pensiero del senso della vita, da questa urgenza.

Dovete avere iniziativa, dovete prendere iniziativa perché la vostra vita sia rapporto con Dio.

Lo si sente dire, che il problema è quello lì, soltanto quando c’è qualche cosa di eccezionale, ci capita qualcosa di eccezionale. Invece di “Dio”, mettiamo la parola “vocazione”. Noi viviamo le giornate senza aver preso nuova coscienza, senza rifare la coscienza della nostra vocazione [dell’essere stati scelti, del dono che ci è capitato]

Adesso il mondo intero ha buttato nel fosso immane della miseria tutto quanto gli uomini avevano ricevuto da chi li precedeva. Per questo i problemi nostri sono angusti, non totalizzanti, sono isolati.

Oggi voglio chiedervi di fare uno sforzo nel pregare lo Spirito e la Madonna – Veni Sancte Spiritus. Veni per Mariam –, perché abbiate a comprendere (...) il nesso che c’è tra Dio, il Mistero, e la nostra vita: il problema dei problemi è questo!»

Con il vostro aiuto, cari amici, qui (se puo' essere utile) e altrove.

martedì 17 novembre 2009

La casa bianca aveva una finestra illuminata


Quando siamo arrivati la notte a Ottignies, la casa bianca aveva una finestra illuminata al primo piano, proprio come nel quadro di Magritte. E l'accoglienza aveva un sapore di famiglia, il che e' strano se ti fermi a pensarci, ma in quel momento non sembrava strano per niente, anzi era proprio naturale. E tutto e' stato un po' come l'avevo desiderato, un weekend di vita con un'amica, con degli amici. E anche questo mi vien da darlo per scontato, e per questo vorrei fermarmi a pensarci.

Braccio di ferro con la parrucchiera

On the phone:
-My name is ..., I'd like to book an appointment for cutting my hair
-We don't make appointments, you just walk in
-Oh, nice, and can I have a rough idea of the waiting time?
-We don't have an idea you literally just walk in.....
-I see, I guess it depends on the time, it's just that I'd like to do it during my lunch break, but I suppose that's a busy time, so I was wondering whether you can give me a very rough idea of queues at lunchtime
-No you see we don't know who's gonna come in, what they're gonna have....
-Ok, look, I am not gonna sue you if you tell me something on the phone and then when I come in it's different....
-You could call 5 minutes before coming in...
-Oh, that's a good idea, thanks, bye!
-Bye!
-(£$%^&**)
-(£$%^&**)

giovedì 25 giugno 2009

Wind

From Marco!

http://wanderingandwondering.myblog.it/archive/2009/06/20/de-vento-scandinavo.html

On Teheran

What always strikes me about pictures like the ones coming from Iran, when you see a young woman or man facing with bare hands and eyes the anonymous violence of paid soldiers, when you see that, I can't help asking myself whether I would have the courage to do that. Risking your life and physical pain (we are all afraid of physical pain) for freedom, whatever it is that they call by this name.

Is it because you have to lose freedom to recognise its value? What is courage, if not conscience of what is important in life, without which you wouldn't even consider worth living? But still after that conscience, it takes a little step to decide to actually do it, jump the crevasse, and face whatever you find on the other side.

Still my mind cannot really understand, it wanders a bit helpless trying to grasp it, what is it that makes hundreds, thousands young people (young!) risk their lives?

What is it? Have I lost it already?

domenica 29 marzo 2009

Il supplizio di Tantalo

Speranza, desiderio.

Insomma Marco lascia tutto, including svariati posti di lavoro fissi, sai com'e', qui esistono, prende la bici e va in Australia. Sono 28000km attraverso paesi impervi, e il terreno e' cio' che mi preoccupa di meno. E' rimasto deluso dalla scienza, o dalla tecnologia che dir si voglia, e' deluso da un'idea che aveva di progresso, che l'uomo possa costruire un futuro migliore per se' e per gli altri usando la propria intelligenza. Illuso, direte voi. Adolescenziale. E' quello che molti dicono anche di Leopardi, vi sfido io. E' quello che io pensavo di Leopardi quando ero davvero adolescente. Marco ci sfida. Marco dice, e le sue parole suonano terribilmente simili a quelle di un'adolescente che un tempo conoscevo, che siamo schiavi di un'idea di progresso che non fa altro che risolvere problemi che esso stesso ha creato. Marco dice che corriamo da un'obbiettivo a un altro, a nostra scelta, ma in realta' siamo schiavi di un desiderio che non ci da requie, come Tantalo o Sisifo. Marco, come il protagonista di Into the Wild (di cui vi consiglio di leggere la storia vera qui) ritiene di poter raggiungere la mela della vita mettendosi alla prova, fisicamente e psicologicamente, a contatto con una vita piu' essenziale e persone piu' semplici. Io invidio Marco. Perche' per poter rischiare tutto, per seguire un desiderio costi quel che costi, bisogna avere una grande speranza dentro al cuore.

Essere amici e' rischioso

Marco mi ha cercato prima di partire, per sapere cosa ne pensavo, proprio io, proprio quella che ha sempre attaccato per via della Chiesa, per via della religione che e' un oppiaceo o un potentato o entrambi. Poi pero' viene da me per un confronto serio sulla sua vita, sapendo che in questo modo io potrei prendermi una rivincita, perche' allora vedi che ho ragione io, che io ho qualcosa che tu non hai. Eppure corre il rischio, e ci scherziamo un po' su, e io non attacco subito, anche se alla fine alcune cose gliele devo dire, perche' per grazia di Dio, qualcuno le ha dette anche a me, e io non le ho capite, ma me le sono portate via, e sono state come un pungolo, e se nessuno me le avesse mai dette sarei stata piu' povera. Alla fine tutti capiamo solo quello che viviamo, ma certe volte se certi geni non avessero descritto quello che proviamo meglio di noi stessi, non saremmo padroni nemmeno della nostra esperienza. Saremmo solo pieni di cicatrici che non ci ricordiamo come ci siamo procurati. Anche io pero' corro un rischio quella sera. Corro il rischio che un certo desiderio si risvegli, corro il rischio che tante domande ritornino ad affacciarsi, come un bambino a cui hai promesso di costruire un gioco insieme, e quello torna con un sorriso e tanta aspettativa. E tu nel frattempo sei solo pieno delle tue preoccupazioni da grande, oppure sarai ancora disposto a credere che le preoccupazioni di un bambino e quelle di un grande sono le stesse, e che si puo' giocare insieme?

A chat over a good beer

Marco e' venuto da me una sera e siamo scesi sotto casa a prendere una birra. Old Speckled Hen, birra inglese spessa, a temperatura ambiente (che comunque vuol dire fresca, da queste parti). Il pub sottocasa ha dei bei tavoli di legno, un camino, la solita moquette a fiori con quel puzzino di birra versata e polvere accumulata. Poi era venerdi' sera ed era pieno di inglesacci rubicondi, in mezze maniche agitate nell'aria e discussioni accese. E' il momento in cui si smettono le tute e le camicie, si lascia dietro di se' quella cosa che si chiama senso del dovere e che fa andare avanti la maggior parte di noi la maggior parte del tempo e ci si ritrova a pub con i propri mates, alla ricerca di quella parte di noi che rimane spenta il resto del tempo. Oppure no, oppure per paura di trovare che non e' rimasto nient'altro dentro di noi, cerchiamo di riempire anche questo tempo, chi con troppa birra, chi con programmi di serate culturali, in fondo non e' molto diverso secondo me. Oppure ci accoccoliamo cosi' semplicemente nel calore umano, umidiccio e polveroso anche questo, di una chiacchiera, piu' o meno filosofica con i nostri mates. Solo a volte viene un Altro a riempirci di vero calore, quel calore che non ti fa desiderare solo di stringerti piu' stretto agli altri finche' tira vento, quel calore che resta con te, anche se e' sera ormai.

Marco parte

Cosi' all'improvviso ho deciso di ricominciare ad annoiarvi con le mie menate. Lo faccio in un giorno in cui mi sento triste, ferita dall'ennesimo strappo, dall'ennesimo amico che parte. Che poi uno dice ma chissa' quante volte lo vedevi questo amico. Quasi mai. Che poi l'ho ritrovato proprio quando ha deciso di partire.

Marco e io discutiamo sempre, perche' siamo due testoni, che si irrigidiscono sulle cose e vogliono capire tutto a modo loro e cosi' facendo magari tagliano via dei pezzi di realta' ma non se ne accorgono. E poi pero' a questa realta' ci tengono, ma per qualche motivo che ancora non ho capito sanno che hanno un tipo di testa che li fa volare alto, un tipo di determinazione che ti mette il paraocchi, una sordita' che ovatta tutto. E allora giu' a carponi per provare a mantenere mani e piedi per terra, giu' nel fango, a chiedere alla realta' di mostrarsi, di ferirci, perche' non sappiamo di essere vivi se non ci tocchiamo, come si dice dalle mie parti. Tasto il mondo a occhi chiusi per sapere se e' vero che c'e', seguo il contorno con le mani e cammino raso al muro, cerco di immaginare questo contorno, mi lancio, sbatto, ho paura, mi fermo, mi accoccolo, ricomincio. Non riesco ad aprire gli occhi, ma un tepore mi riscalda, forse e' quella cosa che chiamano Sole.

sabato 4 ottobre 2008

Uomini senza patria

E ricomincio anche da qui!
"Voi non avete patria, perche' voi siete inassimilabli a questa societa'" Noi siamo senza patria se vogliamo vivere con gli occhi fissi su Gesu'.
La prima condizione perche' l'avvenimento, il cristianesimo come avvenimento, come fenomeno imponente si realizzi, la prima condizionee' proprio questo sentimento della propria umanita': l'affezione a se'.L'affezione alla propria umanita' e' il contrario dell'egoismo, perche' l'affezione a se' o alla propria umanita' e' molto di piu', uno stupore per qualche cosa che si ha addosso e che non ci si e' dato noi, che neanche un'affermazione accanita di quello che si pensa o si sente. Nell'affezione a se', nell'attaccamento a se stessi, originale, c'e' affermata la sorpresa di non essersi fatti da se', lo stupore di questa oggettivita' che e' il mio soggetto, la meraviglia di questa cosa che chiamo "io".

Questa affezione a se' si traduce nella serieta' dello sguardo ai propri bisogni. Noi infatti le esigenze o i bisogni li sentiamo per forza e ci lamentiamo con un grido di dolore, con un lamento, quando non siano assecondati, ma normalmente non li prendiamo sul serio.

L'affezione a se stessi esige la poverta'. Per questo Cristo ha detto: "Beati i poveri in spirito" o " Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia"; perche' non e' l'attaccamento a qualcosa che abbiamo definito noi, ma a qualcosa che ci definisce, senza che noi abbiamo potuto intervenire per determinare la questione. Cosi' l'esigenza dell'amore o l'esigenza del compimento personale o l'esigenza della compagnia e', senza paragone, qualcosa di piu' grande e di piu' profondo, da udire e a cui badare con serieta', senza paragone con tutti gli accanimenti che invece collochiamo nel volere l'oggetto da noi pensato, immaginato o scelto.

Ritorno a casa

Ricomincio da qui.
La vita dell'uomo e' un grande ritorno all'origine, a colui che lo ha voluto. Questo ritorno rende la vita piena di generosita', di passione, che altrimenti non avrebbe. Pero' si puo' tornare a casa solo quando questa casa c'e', quando cioe' si riconosce umilmente che si e', nell'istante presente, generati. Tutto cio' coincide con la scoperta della vocazione, con la scoperta dell'essere generati da Qualcuno, che ti ama. A tal punto che fa della tua vita un ritorno a casa.
Mons.Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca

Perche' non scrivi piu'?

Giro vedo gente faccio cose.... Volti e incontri sono impressi nella mente (ehm, non sono esattamente rinomata per la mia memoria di elefante), diciamo nel cuore. Appena riesco ve ne racconto un paio. Intanto diciamo che ricominciamo. Sono a casa (che vuol dire in Inghilterra, ah ah ah) e ansiosa di cominciare a costruire questo nuovo anno. I progetti ci sono (cominciare una caritativa, sentire di piu' gli amici lontani, invitare gli amici vicini alla giornata di inizio anno, non vivere da barbona, lavorare come mi piace, insomma godermi la vita). Che Dio ci assista!

lunedì 18 agosto 2008

Esam(ino) di coscienza

Insomma per un paio di giorni sono andata bene, mi sono affidata agli amici (leggi: mi sono piazzata a casa loro senza troppi complimenti) e ho preso quel che veniva nella giornata, godendomi al massimo la loro compagnia (oltre al buon cibo, le coccole, le premure, le chiacchiere, gli speteguless).

Poi ho avuto un cedimento.

Non ho capito se e' stato un calo di zuccheri o la mancanza di un posto certo in cui andare a dormire che mi ha distrutto, ma non me la sono sentita di affrontare la seconda tappa (Varigotti), ho giocato la carta coniglio, che mi ha fregato perche' subito dopo ho pescato la carta confusion. E avevo appena letto il Vangelo di Pietro che prova a camminare sulle acque ma si spaventa perche' tira vento. Donna di poca fede!

Chicche

Altre chicche dell'incontro col prete freddoloso (erano le 11:30 in stanzetta esposta a sud su un sagrato infuocato di una parrocchia di Milano; lui era avvolto nel plaid...).

L'esame di coscienza a fine giornata, spiegamelo come se avessi 6 anni: guarda Gesu' oggi ho fatto bene questa cosa qui, ho consolato questa persona, in questa cosa la' invece non sono riuscita, la prossima volta aiutami a fare meglio.

La conclusione: guarda che comunque vai bene! A te non sembra perche' sei come su una strada in montagna e sei tutta li che sudi sui tornanti, ma io ti vedo e dico "Guarda come la va su bene quella la'" (con accento di Varese se vi riesce di immaginarvelo). ti voglio bene!

:)

Viaggio in Italia - Prima tappa - Milano

Sono stata a Milano due giorni, ho visto degli amici e poi sono stata a trovare il mio prete alto e allampanato preferito, cosa di cui vi volevo proprio raccontare.

Infatti gli ho chiesto un po' di aiuto sul lavoro e sulla vita e mi ha detto delle cose che ho pensato potrebbero interessarvi.
Gli ho detto che spesso mi sembra che l'essere cristiana non cambi il modo con cui guardo alla mia vita e al mio lavoro (Rubando le parole a una mia cara amica...)
Sul lavoro in sostanza mi ha detto che cio' che ci guida a capire cosa vuole Dio da noi sono i desideri e le inclinazioni. Solo che poi per vivere il lavoro secondo il livello del nostro desiderio e dell'incontro cristiano ci vuole tempo. Come una violinista che imiti Uto Ughi e invece una che desideri esprimere se stessa. E' una ricerca...

Non gli ho fatto altre domande perche' per me questa risposta mi dava gia' un parametro fondamentale. Cioe' mi sono accorta che io guardo a certa gente del laboratorio e penso: non voglio diventare come loro. E quindi mi vengono dei dubbi sulla scelta che ho fatto. Mentre il punto e' che io posso fare questo lavoro ed essere diversa.

Come essere diversa? Penso col tempo, cercando dentro di se', guardando quelli che ci piacciono. Lui ha detto con la preghiera, leggere 10 min al giorno il libro di sdc, e poi ci vogliono dei "testimoni della fede", cioe' gente che vive gia' in quel modo li' a cui guardare e con cui confrontarsi. Per cui ha detto che tutti i rapporti poi si giudicano in base a questo criterio.

Infine mi ha detto che per l'ammore... devo chiedere un miracolo. Saro' un caso disperato? (In realta' sono stata io a dirgli che incontro solo altri disperati come me) Lui dice che devo chiedere un miracolo perche' l'unica posizione ragiovevole dell'uomo e' chiedere e sperare con fiducia, non e' disperarsi (e la rassegnazione e' solo un altra faccia della disperazione).

Per cui ho pensato di chiedere preghiere a tutti gli amici! :)

mercoledì 6 agosto 2008

Non c'e' cucchiaio 2 - Il caffe'

In tutto cio' poi per il caffe' facciamo lo shuffle dei posti a sedere e capito accanto a una mia collega, con cui non avevo mai parlato molto, che mi dice con tono di protesta che (con parole mie) in fondo chi se ne frega dell'esistenza teorica di Dio mi interessa cio' che mi tocca, la mia felicita'.

E mi ha detto della domanda esistenziale che lei ha di fronte alla sua vita. Niente di drammatico, in questo senso caratterialmente si vede che l'approccio suo e mio sono proprio diversi. Mi ha detto che guardando alla sua vita, vede che spesso si era incamminata in una direzione e poi un colpetto l'ha spinta da un'altra parte, e le viene da chiedersi se pertanto la vita sia un "moto browniano" oppure se unendo i puntini da 1 a 89 comparira'... un disegno.

Al che, scusate se e' banale, non ho potuto non dirle che condividevo la stessa domanda (anche se in versione drastica, nel caso servisse specificare), e raccontarle di cosa mi ha portato da una posizione di ateismo a seguire l'ipotesi cristiana, in un crescendo di certezza.
Ovvero il fatto che racconto sempre che certe persone, che pure mi stavano sulle palle, mi avevano mio malgrado colpito per come vivevano, e non avevo visto una cosa cosi' da nessun'altra parte. E queste persone mi hanno detto "Non siamo noi, e' il Cristianesimo".

E mi sono chiesta di nuovo: cos'e' che mi ha portato qui, che mi tiene qui? E ho pensato solo alla mia amica Mafalda, che era li' il giorno in cui ho preso la decisione di seguire, e che e' li' oggi, e con cui l'amicizia e' cresciuta in modo inspiegabile (tenendo conto ad esempio che e' rinata e cresciuta negli ultimi 10 anni senza meno di 500, non piu' di 2000, kilometri di distanza; per il futuro abbiamo deciso di tentare i 4000...). Un'amicizia dell'altro mondo, un'amica a cui puoi proprio mostrarti per quello che sei, anche se sei marcia dentro o sotto a un treno. Perche' solo se sai che uno ti vuole bene puoi guardare in faccia al fatto che sei una merdaccia.

E per spiegare questo mi e' venuta in mente la storia de I miserabili, quando Jean Valjant viene arrestato per aver rubato i candelabri e il prete dice alla polizia che glieli aveva regalati lui. E quello li' potrebbe anche non diventare mai un uomo onesto, ma una cosa cosi' non se la scorda piu' ed e' questo che fa la differenza qualitativa il resto e' solo strada da percorrere. E ho visto due occhi che brillavano e mi guardavano sorridendo....

Non male come Festa della Trasfigurazione, no?

Non c'e' cucchiaio (*) - Lo yogurt

Una volta ogni tanto capita che la conversazione a pranzo sia degna di nota. Oggi si e' finiti sull'indimostrabilita' dell'esistenza di Dio, cosa su cui non sono del tutto aggiornata ma credo che siamo ancora al fatto che non e' filosoficamente dimostrabile ne' che esista ne' che non esista.

Come al solito in questi casi ascolto un momentino come un bambino ai bordi del campo di calcio, poi alla prima occasione mi ci butto con gran diletto. Poi capita che le mie argomentazioni siano quasi sempre buone (ovvero che il livello culturale generale sia sovente medio-basso), per cui faccio scacco matto e mi diverto ancora di piu'.
Purtroppo di solito l'interlocutore non si accorge nemmeno di essere all'angolo. Oppure nicchia, chissa'.

Non sono venuta qui per dirvi quanto sono brava (???) bensi' che oggi mi sono resa conto che il motivo per cui ho facile vittoria con i miei colleghi scienziati e' che la maggior parte di loro e' ferma al positivismo illuminista. Con un vero ateo ovviamente non avrei vita facile. Insomma penso di poter dire di aver pensato piu' io al mio cristainesimo(**) che loro al loro ateismo. In ogni caso sono stata un'atea molto piu' drastica della maggior parte di loro, per questo li frego facilmente. ;-)

Tornando all'esistenza di Dio, in buona sostanza ho cercato di spiegare che l'esistenza di Dio e' esperienza del singolo, condivisibile ma non dimostrabile (nel senso matematico-scientifico) ad altri, cosi' come non mi puoi dimostrare che ami tua moglie ma tu sai che la ami. Mi hanno risposto: ma io non so se amo mia moglie!

A questo punto capite che l'unico punto di fuga e' negare l'angolo!

(*) Da Matrix uno, dove si spiegano fenomeni paranormali come la facolta' di certe persone di piegare cucchiaini con la forza del pensiero con il presupposto che la realta' non esista e bisogna solo allenarsi a vedere che non esiste. Che poi mi sono sempre chiesta: ma mo' che l'hai piegato come lo mangi lo yogurt?

(**)
Anche se con cio' non mi assumo il merito di cio' che lo Spirito ha fatto, infatti io ci ho pensato prima, da atea, e dopo, da cristiana, ma quel passaggio li' non l'ho certo fatto come conseguenza di un pensiero.

martedì 5 agosto 2008

GRC Water 2008 - Il giudizio

A parte ammorbarvi con tutte queste storie (leggete i post precedenti), ad un certo punto uno dovrebbe anche dare un giudizio sull'esperienza che fa anche se e' tardi e ha sonno.

E allora uno si accorge per esempio che e' bene essere in un posto che (finalmente) ti spinge a dare un pochino di piu' di quel che ti sentiresti di dare tu dal buchetto della tua codardia. Non che tutti siamo codardi, pero' io sono proprio cosi', qualche volta me ne accorgo. E di solito faccio scelte di comodo. Oddio, come quella di venire fin qui per lavorare? Si', in effetti avrei potuto fare scelte piu' comode in questo senso.

E che ti mette di fronte alla tua pigrizia. Tra l'altro io ho sempre sgobbato un sacco a scuola, non sono mai stata pigra. Perche' improvvisamente mi ritrovo cosi' svogliata? Forse perche' (digressione) la scuola tende ad essere molto passiva, mentre quel che si richiede all'adulto e' l'iniziativa? Cio' che ho sempre criticato alla scuola, e che ho criticato due post fa, ovvero la mancanza di stimolo all'iniziativa personale, ora me lo trascino come se in X anni suonati non avessi imparato nulla? Ad un certo punto la responsabilita' e' nostra. Da almeno X anni a questa parte. (Anche se io rimango pur sempre un po' tarda su certe cose, che comunque ho capito solo ora.)

Verrebbe da dire, ma non solo per il lavoro, "O protagonisti o nessuno". Oppure verrebbe da rileggere la mail della mia amica che dice "Ma adesso qui ci sono io, non quel mio amico piu' bravo di me, e se non prendo in mano io la mia vita, rischio di perdermi qualcosa, e rischiano di perderselo anche gli altri". O ancora potrei citare "Le lettere di Berlicche" o "L'ombra del Padre".

Anche se c'e' un punto che ancora mi sfugge....

"Com'e' possibile, invece, che noi diventiamo veramente protagonisti, accaniti in questa lotta, senza smettere? Cio' e' possibile solo se noi per primi siamo stati amati!"

Sara' ingratitudine o cattiva memoria la mia? O sara' che uno ha bisogno di questo amore TUTTI I GIORNI?